L’articolo analizza l'utilizzo di supporti visivi, i cosiddetti “demonstrative exhibits”, nell’ambito di un procedimento arbitrale internazionale. Si tratta in pratica dell’impiego di rappresentazioni grafiche e di altri chiari sussidi che permettano ai rappresentanti delle parti di presentare agli arbitri con maggiore facilità le loro prove. L’autore si ricollega alle origini di tali mezzi di comunicazione nei procedimenti penali e civili degli Stati Uniti, in cui si deve in primo luogo convincere la giuria. Egli afferma che i meccanismi di persuasione esercitati nelle aule dei tribunali americani non dovrebbero essere impiegati senza regolamentazione davanti ai tribunali arbitrali poiché gli arbitri provengono da un ambiente differente (hanno presupposti diversi) rispetto ai membri della giuria. L’autore discute di quale debba essere la giusta misura d’impiego dei “demonstrative exhibits” nell’ambito di un procedimento arbitrale internazionale, o se tale uso sia addirittura auspicabile, soprattutto per i casi tecnicamente complessi. Sottolinea che è comunque sempre importante tenere a mente l'origine e la cultura giuridica degli arbitri, e termina il suo contributo con una serie di considerazioni di ordine pratico per i rappresentanti delle parti e per gli arbitri.